Clamidia ed altre infezioni sessualmente trasmesse a 50 ed oltre… Si potrebbe essere?

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Da Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riceviamo e pubblichiamo

Più l’aspettativa di vita si allunga, più si allontana la fine dell’attività sessuale, allo stesso tempo molti adulti di età avanzata trovano nuovi partner più tardi nella vita. È questa una tendenza che appare ormai non più frenabile nella nostra società.

Mentre da una parte gli esperti sostengono che una vita sessuale attiva fornisce una miriade di benefici per la salute, dall’altra stanno avvertendo la popolazione di mezz’età ed oltre, di non dimenticare il rischio di poter contrarre infezioni sessualmente trasmesse dai un nuovo partner.

Indagini statistiche riferiscono, infatti, che negli ultimi anni tali tipo di malattie sono in aumento tra le persone anziane negli Stati Uniti e nel Regno Unito e c’è la concreta possibilità che lo stesso potrebbe accadere negli altri Paesi, specie in quelli sviluppati.

La Clamidia, una comune STI batterica, è in crescita per esempio tra tutti i gruppi di età in Australia ed è più che raddoppiato in quelli oltre 50 dal 2005; andando da 620 casi 1446 nel 2010.

La gonorrea, un’altra infezione batterica, ha visto un lieve aumento per gli ultracinquantenni, passando nello stesso paese da 383 infezioni nel 2005 a 562 nel 2010.

Le ragioni del diffondersi di queste infezioni va ricercata soprattutto nei cambiamenti culturali della nostra società per l’aumento dell’attività sessuale nella fascia d’età oltre i cinquant’anni e la possibilità di cambiare più facilmente più partner anche quando si è già anziani.

Con l’avvento di internet e la facilità di viaggi internazionali è, infatti, molto più semplice fare nuovi incontri, inoltre, grazie ai progressi della medicina, i sintomi della menopausa e le disfunzioni erettile hanno molta meno incidenza rispetto a qualche anno or sono.

Ma nonostante questi allarmi sui rischi di contagio anche tra i non più giovani, purtroppo, le campagne di educazione sul sesso sicuro sono generalmente rivolto ai soli teen-ager e non sono di grande aiuto nei confronti degli anziani che sono più propensi a sentirsi imbarazzati nel cercare informazioni sulle malattie sessualmente trasmissibili con la conseguenza che potrebbero non essere pienamente informati sul dovere di usare le “protezioni”.

Per tali ragioni nei paesi anglosassoni sono state avviate alcune ricerche dopo che era stato notato un aumento del numero di donne anziane che chiedevano di essere sottoposte a test che verificavano la presenza di infezioni o malattie sessualmente trasmissibili, in particolare la clamidia.

Alcune organizzazioni che si occupano di pianificazione familiare, hanno così intervistato un campione di donne che hanno utilizzato internet ed in particolare siti di incontri e hanno verificato che rispetto alle donne più giovani, quelle di età compresa tra i 40 e 70 erano più propense a dire di essere d’accordo a fare sesso senza preservativo con un nuovo partner.

Analogamente, un sondaggio telefonico commissionato in Australia ha stabilito che circa il 40 per cento degli uomini oltre i 40 che fanno sesso occasionale non usavano il preservativo.

Le ragioni per le quali gli anziani sono meno propensi al sesso non sicuro non sono certe, ma potrebbero essere state determinate da alcuni fattori, il primo dei quali andrebbe ricercato nel fatto che la comunicazione a livello mondiale sul “sesso sicuro”, ha iniziato a essere fortemente pubblicizzata solo dopo il 1980 con l’avvento dell’HIV/AIDS.

Inoltre, le donne più anziane hanno una preoccupazione in meno: il rischio di gravidanze indesiderate ed hanno quindi un incentivo in meno a far utilizzare il preservativo al partner rispetto alle donne più giovani.

Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” alla luce delle ricerche che abbiamo riportato, i cui risultati certamente potrebbero essere estesi anche al Nostro Paese nel quale la fascia di popolazione sessualmente attiva si è notevolmente accresciuta, è evidente che le campagne di comunicazione sul “sesso sicuro” e sulle malattie sessualmente trasmissibili, da oggi in poi non dovranno più essere rivolte solo alle giovani generazioni, ma dovranno inevitabilmente estendersi anche ad un mondo, quello degli over 50 la cui tendenza ad essere sempre più attivo nella nostra società è destinata ad incrementarsi anche in futuro.

Giovanni D’AGATA

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