“Una rivoluzione senza ballo è una rivoluzione che non vale la pena di fare”. Diceva così Hugo Weaving nel celebre film “V per vendetta” con una maschera di Guy Fawkes addosso. Una citazione che non potevo fare a meno di riproporre e che in un contesto legato alla riapertura delle discoteche calza proprio a pennello.
Si prevedono termometri all’ingresso con file infinite per la misura delle temperature e una volta entrati si potrà ballare all’aperto, ovviamente con le dovute distanze, ma guai se qualcuno di voi ha qualcosa da dire all’amico accanto con la musica a palla, dato che in quei casi per farsi sentire ci si può avvicinare solamente all’orecchio.
A questo punto la domanda è lecita. Quanta gente non avrà già dimenticato queste regole dopo i primi due cocktail e avrà scatenato subito qualche rissa con un controllore o con chiunque altro? Abbiamo visto come il ritorno della movida abbia già procurato dei danni ben visibili, quindi cosa ci fa pensare che in discoteca non sarà lo stesso?
Considerando anche che per andare a bere ci sarà il triplo della fila a cui siamo stati abituati in passato e ci si dovrà spruzzare l’amuchina sulle mani, il resoconto finale appare limpido come il mare calmo alle 6 di mattina e si può fare già un piccolo riassunto di quello che succederà tra qualche giorno. Se io pago un servizio (quello della discoteca) per entrare con degli amici e ballare poi per i fatti miei, impazzire per bere qualcosa, sedermi su un divanetto e ascoltare musica che nemmeno scelgo io, allora è meglio andare al supermercato, prendere Martini Rosso, Gin, Campari e ghiaccio, tornare a casa, mettere un pò di musica (scelta da me) e godermi la serata.
Sembrerei meno pazzo di tutti coloro che a breve testeranno la Discoteca 5.0, ovvero quella “del ballo decadente”. Sembra quasi di essere in uno dei quei film ambientati nel futuro, dove fanno vedere le persone isolate in discoteca con le cuffie all’orecchio, che sotto l’effetto di sostanze stupefacenti ascoltano ognuno un genere di musica diverso, sempre più isolati in un mondo sempre più globalizzato. Tristezza infinita.